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Pandemic Bonds: la speculazione sulla salute delle persone

Un medico in tuta protettiva con i soldi in mano che raffigura il problema pandemic bonds

Qualcuno sapeva che era possibile “investire” sulle pandemie con i Pandemic Bonds? Con quel “qualcuno” ci riferiamo a noi “comuni mortali” ovviamente, perché l’alta finanza statene certi che lo sapeva. Chi l’avrebbe mai detto che il coronavirus avrebbe sollevato un polverone di informazioni – nascosto sotto il tappeto – che avrebbe mostrato un quadro della realtà odierna che neanche ci immaginavamo possibile? Benvenuti nella realtà.

Nel 2017, la Banca Mondiale in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), aveva istituito i Pandemic Bonds, ovvero obbligazioni da qualche centinaia di milioni di dollari legate alle pandemie. Sulla carta sono stati istituiti per aiutare i paesi più poveri nel fronteggiare possibili epidemie ma è anche successo che questi non fossero erogati come nel caso della Repubblica Democratica del Congo per la seconda epidemia di Ebola. In sostanza queste obbligazioni funzionano come le assicurazioni contro i disastri naturali e forniscono all’investitore ritorni elevati, fino al 14%. Questi investimenti contengono delle clausole che devono essere raggiunte per poter erogare i fondi ai paesi colpiti. La questione è ben poco trasparente. Con questo non stiamo dicendo che si creano pandemie per fare investimenti, semplicemente è molto probabile che la messa in atto di azioni e misure nei confronti di un’epidemia come quella odierna (o di una calamità naturale) possa risentire del conflitto di interessi.

Per fare un esempio pratico… Spesso le clausole di questi pandemic bonds prevedono un certo numero di morti. Potrebbe essere 300, e se morissero “solo” 280 persone? Non differisce di molto la gravità della situazione eppure nel primo caso si avrebbe un’erogazione mentre nel secondo no. Uno strumento quindi che sembra più speculativo che socialmente utile. Se poi andiamo a vedere chi ha investito in questi prodotti finanziari, ci troviamo Baillie Gifford, Amundi e Oppenheimer, di certo non benefattori. Di pandemic bonds in realtà ne esistono diversi e ognuno con clausole ben precise che possono far perdere l’investimento all’investitore liquidando la cifra ai bisognosi (capite il conflitto d’interessi?) solo se suddette clausole vengono raggiunte. Qualcuno potrebbe obiettare che “sono le leggi del mercato”, ma quando in gioco c’è la salute delle persone è riprovevole specularci sopra ed è giusto che l’opinione pubblica sappia.

Vi lasciamo con questo prezioso servizio di Pandora TV, l’argomento pandemic bonds è il primo affrontato nel video.

Approfondimento su Business Insider.

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